Overview
Biblioteca Nazionale Centrale
Florence
Italy
RVF 126, 263; Triumphus Fame II
Accademia dei Lucidi, Florence
Italy
Description
212x160 mm; IV + III1 + 283 + III fols.
paper; sixteenth-century hands; single lines or small sections of Petrarch’s poems set either on left or in central columns, with prose text of lecture distributed across the page beneath either every single line or section of text.
‘Lezione \ viii \ di Jacopo Cantuccj seguendo il medesimo sonetto Arbor uettoriosa’ (fol. 34r)
fols. 34r-42r: Cantucci’s eighth academic lectures on RVF 263 (‘Lezione \ viii \ di Jacopo Cantuccj seguendo il medesimo sonetto Arbor uettoriosa’; <inc> Nella passata nostra lettione ui parlamo à dilungo delle ricchezze, ma impediti dalla breuità del tempo; <exp> perche dubito, che il lungo ragionamento non u’arrecassi fastidio, percio riserbandomele nella seque[n]te lettione, qui faro fine);
fol. 42v: blank;
fols. 43r-46v: Paganelli’s academic lecture on Triumphus Fame II.67-69 (‘Lettione di Nicc[o]lo Pag[anel]li Letta in casa m[esser] Frosino Lapini’; <inc> Non e merauiglia alcuna, che lo honore sia in tanto stimato dagli huomini, che esso solo etiam gli adormentati sueglia; <exp> Per tanto rendedoui della prestatane audienza q[ue]lle gratie [††]ute, che so, et posso maggiori, qui senza altro dire farò fine);
fol. 46v: colophon: Ho detto;
fols. 50v-60r: Cantucci’s first academic lecture on RVF 263 (‘Lezion[†]i di Jacopo d’Ant[oni]o Cantuccj. Lezione prima Proemio’; <inc> Soleuano gli antichi lottatori greci, e quelli massime, ch[e] ne celebrati guochi [sic] del monte olympo à gara della corona contendeuono; <exp of lecture – followed by Triumphus Temporis 42-45> ascoltate q[uell]a santa ammonitione d[e]l poeta medesimo la quale sia la chiosa del n[ost]ro ragionamento);
fols. 60r-67v: Cantucci’s second academic lecture on RVF 263 (‘Lezione seconda d[e]l medesimo’; <inc> Di tre cose si leggie [sic] esser’ solito dire pentirsi Catone il uecchio (dalle quali però ogni sauio huomo guardarsi dourebbe; <exp> pòch[e] no[n] son degni d’esser pur nominati, non ch[e] à mala pena guardatj come il n[ost]ro diuin Poeta ‘Non ti curar di lor ma guard’epassa’);
fols. 67v-77v: Cantucci’s third academic lecture on RVF 263 (‘Lezione terza’; <inc> Leggesi infra gli apoftegmi di Socrate il santissimo, solo d[e]l numero d[e] saui d[e]lla grecia dall’oracolo d’Apollo riputato s†† sapie[n]te; <exp> indegni no[n] solo della forma humana, ch[e] egli hanno; madel nome altresi come nel principio del mio ragionamento habbiamo discorso onde dice ‘Ne d’amor uisco temi ò lacci ò reti | ne inganno altrui co[n]tral tuo sen[n]o uale’);
fols. 77v-84v: Cantucci’s fourth academic lecture on RVF 263 (‘Letione iiij del medesimo’; <inc> Egli fugia un richo, et nobile huomo dell’Jsola Cea p[er] antichita, et uechiezza canuto il quale mandato ambasciadore a Lacedemonia; <exp> et uniuersalmente alla maggior parte degl’huomini sono ammimirabili si come nella segue[n]te letione seDio ne darà gratia dimostrerremo. il FINE);
fols. 85r-96r: Cantucci’s fifth academic lecture on RVF 263 (‘Letione v. del medesimo’; <inc> Benche il grande, esapiente Jddio nella mirabil op[er]a delle sue mani, nella piubella, et marauigliosa; <exp> se tu uorrai se[n]za animosità giù dicare, tu dirai lui nobilissimo, e q[ue]lli altri tuoi nobili tutti esser uillani);
fols. 96v-113v: Cantucci’s sixth academic lecture on RVF 263 (‘Letione vi. d[e]l medesimo’; <inc> Poich[e] Dedalo quel nobile, et famoso architetto Atheniese nel sin[n]istro caso della sua p[er]petua prigionia; <exp> et d[e]l prestatone fauore ch[e] ne fate in darci animo rend[e]ndoui quelle gratie, che posso maggiori, qui farò fine);
fols. 113v-122v: Cantucci’s seventh academic lecture on RVF 263 (‘Letione vij del medesimo’; <inc> Fu in tra i migliori filosofi comune opinione che il frutto de beni esterni procedesse dall’a[n]i[m]o. esterni ho detto, perche come ognuno sa; <exp> le ricchezze, delle quali no[n] hauendo noi del tutto parlato, q[ues]to si ricerchi intorno à quelle, nelle sequente letione p[er] meno noiarui, piu accomodatamente esequiremo’);
fols. 122v-127v: Alessandro Cerchi’s objections to Cantucci’s seventh academic lecture on RVF 263 (‘Alla recjtata letione arguj Alessandro cerchi con queste parole. Arguente’; <inc> Jo non dubiterò poi che e’ mi si è posta la presente occasione di esercitarmi, estimandomi piu grato a uoi s[igno]r consolo; <exp> la qual parola è correlativa di quella, che noi diciamo. Tenere in predio, la quale si dice di quelle cose per lor natura, come le uirtù, e non p[er] accid[e]nte come le ricchezze);
fols. 127v-136r: Cantucci’s ninth academic lecture on RVF 263 (‘Leziona ultima di Jacopo Cantucci seguitando la medesima materia’; <inc> Per infino aqui nell’ultime nostre lettioni habbiamo sempre atteso aparlare più tosto in disonore, et dispregio delle ricchezze; <exp> qui porgo fine ringratiandone della benigna, egrata udienza prestatane da uoi nobilissimi, e cortesissimi ascoltatori);
fol. 136r: colophon: Ho detto;
fols. 257r-271v: first anonymous academic lecture on RVF 126, lines 40-52 (‘Lezione sopra la stanza del Petrarca ‘Da bei rami spandea’; <inc> Tra le molte epiu efficaci ragioni per le quali si pruoua come tra gli altri scrittori il poeta e stimato \ essere \ uniuersale e com[m]uneme[n]te esser il piu lodeuole di tutti e questa che se bene nella poesia ui si contiene la fauola; <exp> ringratiarui al solito della prestatami audie[n]za co[n] a[n]i[m]o di ristorare ladignita \ la benigna humanità \ n[ost]ra co[n] piu sensata lezione che qu[est]a stata no[n] è, quando dalla maggior età et esper[i]e[n]za piu certa ne sia co[n]ceduto tal priuilegio);
fol. 271v: colophon: ∏EΦPARA. DIXI HO DETTO;
fols. 272r-283v: second – wrongly indicated as third in the ms. – anonymous academic lecture on RVF 126, lines 14-26 (‘Lezione terza’ [sic]; <inc> Homero nell’ultimo libro dell’Iliade dichiara, et euidentemente apre il modo del Fato, o Destino come chiamar lo uogliamo, inducendo Priamo parlare con Achille, che per domandarli il corpo d’Hettore perinsino nel suo padiglione era uenuto; <exp> e dicendo il poeta di uolerui esser sotterrato ne seguiua che uenissi sepolto intra fiori, e le fresche acque, come esso bramaua, e pregaua nelle dichiarate parole);
Other contents:
The ms. contains twenty-nine academic lectures delivered in the Florentine academies in the second half of the sixteenth century. Even though the title of the ms. indicates that the lectures were given in the Accademia dei Lucidi (‘Lezioni | de’ Lucidi’, fol. IIr), it also includes lectures recited in the Accademia Fiorentina. We can identify three series of academic writings: 1) orations and discourses on academic events and happenings (e.g. Francesco Pucci’s lecture on the occasion of the offering of the consulate of the Accademia dei Lucidi to Filippo Nerli: ‘Oratione di Franc[esc]o d’Antonio di Dino Pucci: recitata da lui nella Accademia de’ Lucidi dando il primo consolato à M[esser] Filippo Nerli in nome di tutta l’Accademia à di 13 d’Aprile 1561’, fols. 1r-6r; Leonardo Tanci’s lecture on accepting the consulate of the Accademia Fiorentina: ‘Lionardo Tancj nella nobile Academia fiorentina pigliandone il Consolato adi 25 di marzo 1560’, fols. 192r-198r); 2) expositions of sonnets or other literary works (e.g.: three of Annibale Rinuccini’s lectures on Ridolfo Bardi’s sonnet ‘Alma che pensi ogn’hor, lassa, non uedi’: ‘Letione d’An[n]ibale Rinuccini sopra un sonetto di M[esser] Ridolfo Bardi gentil huomo fiorentino’); 3) lectures on ethical issues (e.g. Alessandro Segni’s lecture on friendship ‘Lettione d’Alessandro di Giouan[ni] M[ari]a Segni sopra l’Amicitia letta in casa di m[esser] Jacopo Mannelli’, fols. 138r-144v; Filippo Machiavelli’s lecture on idleness; ‘Letione di Filippo di Ristoro Machiauelli Recitata i[n] casa sua’, fols. 19r-35v). In addition to the academic lectures, the ms. also includes Eufrosino Lapini’s Stanze (fols. 14r-18v), a Latin (but with a vernacular title) ‘Disputa sopra i poeti’ by Averardo Pichi and Agostino Paganelli (fols. 166r-172r), and a vernacularization of Philostratus’s De uita Apolloni Tyanei (fols. 240r-256r).
Material Copy
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Paganelli’s lecture on Triumphus Fame II.67-69 celebrates God’s benign disposition toward the honest, and notes the pedagogical-moral value of the tercet. As a young man, Paganelli compares himself to a novice in a fencing school (‘scuola di scherma’) who is willing to practice his rhetorical skills in front of the other members of the academy. Petrarch’s poem is quoted at fol. 44r.
Cantucci’s nine academic lectures on RVF 263 are sequential even though each of them preserves its own independence. In the first lecture, or prologue, the author introduces himself as a disciple willing to learn and provides an outline of the first stanza of the poem, quoted in full at fol. 52r. In the following lectures, the author is inspired by single lines or small sections of Petrarch’s poems to discuss ethical issues, such as the human disposition toward virtues, and the ideas of nobility and richness. All lectures deal with virtues because the acquisition of nobility and true richness depends on the development of virtues, such as temperance and prudence, and on the ability to govern reason and inclination. Although Cantucci frequently refers to Petrarch’s poem, the links between these lectures and RVF 263 are neither strong nor direct. The references to the poem provide the general background on which Cantucci builds his ethical discussion. For instance, in describing the conflict between virtues and vices, Cantucci refers to Petrarch’s Laura as the ‘vera’ or virtuous woman that Hercules finds at the crossroads between virtues and vices. Within this series of lectures, the seventh is followed by Alessandro Cerchi’s series of objections to Cantucci’s lectures, above all his presentation of wealth in a positive light, contrary to Cantucci’s opinion. The work has the format of a dispute between the ‘arguente’ (questioner) Cerchi and the ‘lettore’ (reader) Cantucci. These lectures were recited in the Accademia dei Lucidi.
The first anonymous lecture on RVF 126 deals with the fourth stanza (lines 40-52). In the foreword, the author illustrates the Horatian tradition of utile dulci, underlining how knowledge is conveyed through the fictional wrapping (‘fauola’) provided by poetry. Applying this tradition to Petrarch’s poetry, the author investigates concealed meanings beneath the cover of the literal sense in RVF 126. He focuses in particular on the different meanings conveyed by ‘fior’ (flower) and their relationships with Laura. In the second lecture on RVF 126, 14-26, the author explains the meanings of the word ‘fato’ (fate or destiny), relying mostly on classical references. He then provides a paraphrase of the stanza. In the second half of the lecture, starting from an explanation of line 19 (‘e torni l’alma al proprio albergo ignuda’), the author proposes a philosophical discussion on the meaning of these expressions, in particular in relation with death and the relationship between the body and the soul. In both these lectures, the author quotes extensively from classical authors and major vernacular writers (especially Petrarch and Dante). Petrarch’s RVF 126 is quoted in full at fols. 260r and 275v. It has not been possible to determine with certainty in which academy these two lectures were recited. In these last two anonymous lectures, as well as in the nine lectures by Jacopo Cantucci, there are some interlinear and marginal corrections and additions.
MsPanch, 279-84.